lunedì 2 maggio 2011

Dragon Age II [Review]


Dragon Age II, tradotto in lingua italiana, significa "Perché i forum della Bioware sono pieni di bestemmie".


Ma andiamo con ordine: le premesse del titolo non sono per niente rosee: abbandonato il fantastico personaggio di Origins (sempre sia lodato) su cui avremmo speso all'incirca un minimo di quaranta ore tra avventure, amori e tradimenti e chipiùnehapiùnemetta, il seguito ci pone alla guida di un completo sconosciuto, tale Garrett (nome predefinito) Hawke (non si capisce perché con la "e" visto che la pronuncia è la medesima checché non ci fosse), scampato per un soffio a quel del massacro di Lothering (esatto, la città di gente sveglia che sapendo dell'arrivo di millemila "persone" brutte e cattive se la prendevan pure comoda a fare i bagagli, e il nostro non fa ovviamente eccezione).  Il blandissimo tutorial serve a farci addormentare ad abituare il giocatore al nuovo sistema di dialoghi e a dargli il tempo di rigurgitare di fronte allo scempio all'awesommita del nuovo sistema di combattimento, ora molto più superficiale veloce e adrenalinico rispetto a quanto visto in quel di Origins (sempre sia lodato).

Tralasciando quindi il soporifero lento inizio dell'avventura, passiamo ad elencarne i punti cruciali, quelli che gli sviluppatori, in fase di lavorazione, hanno sicuramente partorito pensando "questo ne farà un gran gioco!":

-Millemila oggetti completamente inutili da raccogliere! Scordatevi infatti di poter scegliere quale tipologia di armatura far indossare ai vostri compagni o di poter leggere le caratteristiche di un oggetto prima di raccoglierlo (com'era possibile fare in Origins (sempre sia lodato)): no, dovrete sorbirvi dei menù smanazza-genitali per vedere che avete tirato su l'ennesima anonima mazza del sudore anomalo, danni -5.

-Dungeon tutti uguali! Proprio così: quei geniacci dei level designers della Bioware hanno firmato il loro capolavoro strutturale creando QUATTRO dungeon e riproponendoli sino alla nausea dall'inizio alla fine dell'avventura (sul serio, a volte si fanno al contrario o da un certo punto, oppure certe porte sono bloccate piuttosto che altre e dovete comunque guardare in quellangolodimerda perché magari prima non aveva nulla e in quest'altro dungeon comunque identico ha una gemma comunque inutile (ma dovrete aprire l'inventario per accorgervene)).

-Impossibilità di parlare con i propri compagni! Esatto: perché dare al giocatore la possibilità d'immedesimarsi eccessivamente in un GIOCO DI RUOLO optando per un sistema analogo a quello di Origins (sempre sia lodato)? Facciamo in modo che possa interloquire con i suoi baldi compagni solo in occasioni predefinite.

-I Boss hanno 349234792837592375923 HP! Yay! Eh già, Der Richter insegna. Maledetta Square-Enix.

-Il protagonista parla! Uuuuuh! Attenzione però: se la cosa potrebbe essere vista come estremamente positiva da chiunque NON abbia giocato Mass Effect 2 con il doppiaggio in lingua italiana (brrrr), è bene far notare come il sistema di domande e risposte complesse di Origins (sempre sia lodato) vada così in malora: tralasciando le iconcine che permettono di capire con che tono si stia per parlare selezionando una delle opzioni di dialogo (devono aver tenuto a mente le persone apatiche), non si può ignorare che raramente il protagonista dirà ciò che vogliamo effettivamente egli dica. Esempio: Ho un'opzione di risposta "Sì" e un'opzione di risposta "Non se ne parla": seleziono Sì. Una scrittura evidentemente geniale fa partorire al mio la seguente frase: "Se ne potrebbe anche discutere con calma". Ma io volevo dire sì. Ok, magari sono un pò pedante qui.

Potrei andare avanti per un pò, passando dalla durata relativamente breve dell'avventura alla scelta di struttarla a capitoli e di vestire Flemeth come una prostituta, ma poi risulterebbe troppo complicato convincere chi legge che Dragon Age II è, effettivamente, un signor videogioco.

E' un signor videogioco perché, tanto per cominciare, racconta la storia di un signor nessuno. Non fraintendiamoci: adoro le storie epiche in cui si interpreta il salvatore dell'umanità (checché sia composta pure da una marea di altre razze non proprio umane), ma trovo che proprio la scelta di introdurre un personaggio che parte dal nulla ed arriva al potere risulti più che azzeccata ai fini dell'immedesimazione con lo stesso.
Non da meno, alla base delle personalità dei nostri compagni d'arme sta una caratterizzazione non indifferente, non a caso Made in Bioware per cura e profondità: malgrado difatti, come già fatto notare, sia possibile interagire con loro solo in determinati momenti in modo approfondito, è un piacere notare come tali dialoghi siano stati realizzati con cura certosina, come le storie di tutti siano interessanti e ben narrate, come le scelte che prendiamo nei loro riguardi siano molto più influenti rispetto al passato.
Passando al combattimento, invece, è assolutamente inattaccabile chiunque screditi questo capitolo: il sistema del primo Dragon Age era semplicemente sublime, grazie ad un ritmo perfetto per tutte le tipologie di battaglia, anche le più concitate, evitando il caos che qui si viene invece a creare quando a schermo cominciano a comparire più di due-tre incantesimi per volta (fortunatamente però non si parla più di framerate vergognoso). Un sistema più veloce, che ricalca la classicità di RPG come Baldur's Gate Dark Alliance II per PS2 piuttosto che quello di un Baldur's Gate II Shadows of Amn per PC (vero e proprio precursore di, sempre sia lodato, Origins), un sistema di fronte a cui molti storceranno il naso, ma che continua a permettere di usufruire delle pause tattiche per coordinare al meglio l'azione. Peccato, da tale punto di vista, per l'assenza di un'opzione che permetta di utilizzare l'attacco automatico senza star lì a spammare l'apposito pulsante come stronzi prossimi al carpale o al Parkinson.  De gustibus.

Concludendo questo ecatombico post, Dragon Age II non è neanche lontanamente paragonabile al prequel, di indicibile caratura qualitativa per realizzazione e cura anche dei dettagli più piccoli (ah, le voci del codice...), ma ne rappresenta un degno sequel, in vista di quel big-badass-mess che si prevede per il terzo e (sigh) a quanto sembra ultimo capitolo di questa presunta trilogia.  Ora aspettiamo i DLC.

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