lunedì 30 gennaio 2012

Hokuto no Ken [Review] Che poi sarebbe Hokuto Musou, ma che brutto nome

Un gioco molto Uattà! su una scala da zero a Uattà!
Di Ken il Guerriero, qui nel Bel Paese, si aspettava il videogioco da più o meno prima della nascita di Cristo.
Perché quella di Ken è una serie che in Italia ha semplicemente spopolato negli anni '80/primi '90, e a ragion veduta: al di là dei millemila momenti UATTA' sia anime che manga offrivano una storia carica di epicità e, a volerlo, pure di momenti commoventi e riflessioni potenti sull'animo umano. E poi sì, insomma, c'erano anche i momenti UATTA'.


Nemici che esplodono, sangue che esplode, macchine che esplodono, pezzi di scenario che esplodono. E' tutto una stramaledettamente esaltante esplosione.
Perché di Ken il Guerriero di giochi ne eran già usciti (tutti rigorosamente NTSC), ma si son rivelati più o meno tutti delle ciofeche (eccezion fatta per il fantasmagorico picchiaduro flash): salto nel tempo, nelle dimensioni, parliamo di Dynasty Warriors: una serie ingiustificatamente lunga, con un numero di episodi che sfiora il concetto di idiozia di giusto un capitolo, in cui al comando di questo o quel generale della Guerra dei Tre Regni si fa sempre e sostanzialmente la stessa cosa da millemila anni: massacro praticamente ingiustificato di orde di nemici privi di IA, equiparabile al massacro della lingua italiana appena perpetrato con l'inserimento di ben tre-due punti in una sola frase.
E allora, vien spontaneo interrogarsi: una serie apparentemente incompatibile con il mondo del videoludo come Hokuto no Ken, e Dynasty Warriors, come potranno mai funzionare?
E, big surpriiiise, fungono.

Fungono perché dubito fortemente che qualunque fan di Kenshiro che abbia giocato al titolo in questione non abbia avuto questa reazione dopo circa cinque minuti dall'avvio del titolo:


Premendo cerchio per la prima volta, la Forza inizia a scorrere potente, la Stella dell'Orsa Maggiore splende come il sole, l'Inter vince la Champions per sei anni filati, il Parlamento italiano esplode e tutta un'altra serie di eventi che l'umanità attende come la riunione della formazione originale dei Guns'n'Roses, avvengono...

... Con ovvie conseguenze.
E insomma: un nutrito cast di personaggi giocabili, ognuno con le sue peculiarità, la sua storia, l'aggiunta di una modalità cooperativa (OMG-ZOMG) che tutto sommato ben si presta al gameplay proposto, un tasso di violenza che neanche un film di Rodriguez e una longevità davvero mostruosa rendono il lavoro di Koei davvero, se non encomiabile, apprezzabile.
Perché la valutazione di Fist of the North Star: Ken's Rage (questo il prolississimo titolo affibiato alle versioni USA ed EU) varia in modo direttamente proporzionale all'affetto che si prova per i suoi personaggi e, più in generale, a tutta la filosofia che sta dietro a Ken e compagni.


"Sei già morto, solo che ancora non lo sai."
E, cazzo, lo dice davvero!
Perché se non si ama Kenshiro, dopo qualche minuto di gioco si fa caso più che altro agli scenari scarni, ai nemici tutti uguali, alla ripetitività dell'azione; se si ama Kenshiro (come chi scrive), invece, dopo qualche ora ci si chiederà come sia possibile che il proprio cervello non sia ancora esploso per l'esaltazione che i Cento Pugni Distruttivi di Hokuto sanno sempre regalare.


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