domenica 10 luglio 2011

Valhall'Asleep

Sulla sinistra: il titolo. Che non si sa mai che uno non lo vede se è scritto  un attimo più piccolo.
Al centro: un uomo brutto.
Sulla destra: la dimostrazione che la critica cinematografica sta al "Saper vivere" di Boccacciana origine come io sto a Nelson Mandela.
 Valhalla Rising è, per tutta una serie di ragioni che tra poco saranno spiegate nel migliore dei modi, il peggior film che io abbia mai visto. Non sono mai stato uno particolarmente attento ai significati nascosti, alle letture di significati astrusi e celati da lunghi silenzi o scene particolari, ma sono sempre stato uno in grado di apprezzarne qualora ne riconoscessi in qualsivoglia film in cui essi avessero, contestualmente disloquendo, senso.
In foto: il protagonista in una delle sue incredibili espressioni. Ah no spe, sa fare solo questa.
 E insomma, cos'è che permette al qui presente Valhalla Rising di aggiudicarsi lo scettro di peggior film della storia del cinematografò?
L'opera di demolizione può tranquillamente partire da uno qualsiasi dei suoi aspetti, ma siccome non sono di indole particolarmente generosa, incomincio dalla regia (fermi restando che l'edizione presa in esame è quella DVD italiana, ma qui arriveremo poi parlando di quello che viene spacciato per doppiaggio):
Tutto, in Valhalla Rising, si "gioca" sul silenzio: il titolo conta circa 1h e mezza di scene, di cui circa 14 minuti composti da scene parlate e scene d'azione. Sul serio: tra un primo piano su di un vichingo che sta facendo la cacca (e qui il collegamento ipertestuale avrebbe fatto la stessa figura di una prostituta che si offre gratuitamente ad un qualsiasi nerd), di uno che stupra un altro immergendogli la testa nel fango (che c'era pure l'erba lì di fianco, ma lui lo voleva sporcare), del protagonista che cristo-dio-guardalo-è-muto-come-cazzo-fa-a-coinvolgerti-in-qualcosa mentre guarda uno dei suoi neo-compagni di viaggio dar fuori di matto (e chiudendo un occhio per non dargliele - Ah-ha!), non c'è veramente niente da salvare nella costruzione di questo scempio, di questa offesa alla nobile arte del cineasta.
Anche perché se a uno piace il sado e ama i film morti dentro, non c'è comunque trippa per gatti: telecamera ballerina, inquadrature violentemente diarreiche (che a riprendere un albero sono capace pure io, solo che me medesimo riesce pure a tenere la telecamera relativamente stabile senza ciondolare come Spugna, quello della nave di Capitan Uncino) e decine, decine di minuti di strazianti primi piani su questo o quello scemotto di turno che oh-guarda-un-cespuglio-andiamo-a-fare-i-bisogni-che-tanto-può-pure-esserci-un-puma-in-questa-terra-desolata-ma-dio-mi-protegge. Perché sì, se c'è un tema su cui Valhalla Shitting in the Bushes è chiaro, è quello del conflitto tra paganesimo e cristianesimo, con questa storia messa in piedi come un castello di carte su di uno stuzzicadenti usato che vede il nostro ex-schiavo, ex-guerriero, neo-visionario, neo-allievo di Gesù o come lo si vuole chiamare, salpare con dei totali sconosciuti verso un mare fatto di nebbia. Che poi oh, non che se l'aspettassero (minimo sindacale, i dialoghi sono già abbastanza stupidi, quando ci sono), ma minchia se vedi che c'è nebbia che si taglia col coltello aspetta un attimo a salpare.
In foto: un Art-Attack.
 E poi arriva quell'altra cosa che in Valhalla Doom-Pleasure, ma che più in generale in qualsiasi altro film, ti dà fastidio: il solito bambino sporco, ciccio-palla coi capelli lunghi che guarda-a-me-non-mi-tocchi-perché-quello-senza-occhio-ti-castra. Devono smetterla di far recitare i bambini. Ok, c'era Haley Joel Osment che con IA aveva fatto un qualche cosa di vagamente buono, e che con il doppiaggio di Sora s'era guadagnato un qualche punto respect su una scala che va da 0 ad Ali G, ma basta. Basta, non se ne può davvero più di dover pagare il biglietto per un film (o coins per noleggiarlo) per ritrovarci un bambinetto che oh-guarda-non-può-morire-perché-abbiamo-un-target-di-pubblico-di-dubbio-gusto.
La copertina del DVD. Con un mucchio di guerrieri armati di tutto punto alle spalle del protagonista che non si sa cosa ci stiano a fare visto che durante la proiezione si vedono al massimo 6 persone a schermo. Nelle scene più concitate.

Finisce questo giro sulla giostra del dolore e del tormento sul piacere che guardare un film può (e da questo in avanti poteva) dare, muovendo un'ultima critica a quello che qua s'è tentato di spacciare per doppiaggio, e che avrebbe sortito un effetto migliore se provato a venderlo spacciandolo per MD a dei bambini delle elementari.
Ogni singola maledetta frase, in questo sottospecie di... Armadio delle Idiozie, arriva tranquillamente in ritardo rispetto al labiale, e finisce quando gli attori HANNO LA BOCCA CHIUSA. Voi riuscite a parlare con la bocca chiusa? Sì? No?

Nessun commento:

Posta un commento